COLLEZIONI ANNALISA BETELLA

CHI SONO

COLLEZIONE «DIVERTIMENTI, COME SI DIVENTA CIO’ CHE SI E’»

Tele acriliche, cartoni disegnati con carbone, dipinti a olio, assemblati su carte diverse, sono opere come pagine di una rivista personale, dai soggetti e dai temi più disparati, suggestioni sulla realtà, istantanee catturate dall’occhio e scelte dall’anima dell’artista che riflette il mondo e sul mondo, per il puro piacere di dipingere, utilizzando il suo proprio linguaggio: la visione. Così come un Nietzsch che non separava mai la vita dall’opera, il proprio vissuto da ciò che scriveva e pubblicava, e in Ecce Homo scrive mirabilmente del come si diventa ciò che si è, anche in questo caso l’opera stessa si fa essenza, contenuto e forma di un’esistenza.

DIVERTIMENTI. COME SI DIVENTA CIÒ CHE SI È

PENTESILEA

DIVERTIMENTI. COME SI DIVENTA CIÒ CHE SI È

BABILON

COLLEZIONE «GLI INFINITI, IN TUTTO È POSSIBILE»

Nella Collezione degli “Infiniti” il linguaggio pittorico è maturo e sceglie una propria strada, dopo aver assorbito tutte le suggestioni raccolte sotto il nome di Realismo esistenziale e che ispirò la formazione di Annalisa Betella nell’opera di Bepi Romagnoni, artista scomparso nel ‘64 giovanissimo, tanto ammirato e studiato ai tempi dell’Accademia. Queste opere, dal supporto stesso molto sperimentale, sono spesso di lino e di iuta, superfici che diventano fogli semirigidi dipinte da pastosi smalti su ritagli di collage. Aggressioni gestuali e puntuali come pennellate di Schifano, bruciano e ridisegnano le storie raccontate dal quadro a propria immagine e somiglianza dalla sensibilità dell’artista.

COLLEZIONE «LE SCALE DI BACH. ESERCIZI DI MANO DI
UNA GIOVANE ARTISTA»

Sono preziose le immagini che si creano quando ancora il terreno è argilla morbida e il destino non ha cominciato a indurire i solchi e sclerotizzare i percorsi. Sono i disegni dell’Accademia, che provano audaci a diventare quadri, ancora incerti sulla novità che si appresta a diventare ricerca di stile, ancora paghi degli oggetti della quotidianità che circonda l’artista appena ventenne, in quelle grandi stanze gravide di storia. Dall’aula che fu del grande Farulli, seggiole, poltrone, scorci di modelle disegnate e dipinte migliaia e migliaia di volte dai più fortunati e disparati sguardi d’artista, si cristallizzano un’altra volta in maniera unica sulle superfici semplici e nobili di fogli da disegno. Pezzi unici, scorci di una realtà preziosissima e fugace, come solo la magia assoluta dei primi anni di apprendistato può dare.

WALKING DRAWINGS

Estate. Un gruppo di giovani artisti soggiorna nella ex tabaccaia della Cavallina, nel Mugello, una vecchia fabbrica dismessa che di buono ha solo gli spazi ampi e luminosi, senza nessuna pretesa, in mezzo a una colonia di piccioni e a un po’ di campagna, accanto a un piccolo lago artificiale, fra gli avanzi di un lavoro che fu. Non c’era nulla, che accomunava questi pittori in erba era l’obiettivo di una mostra..la visionaria volontà del loro maestro, Adriano Bimbi… a rendere magiche le loro sconosciute giornate fu il loro utopico sguardo magico sulle cose, i ritagli di quei giorni incorniciati in quadri, memoria eterna di un ozio meraviglioso che non tornerà più. Nella calura dei tempi morti, l’artista cammina con un lapis e un foglio, e “scatta” disegni in movimento di tutto ciò che attira lo sguardo. Il fattore del Cafulli, trasformatosi a sua scelta in un domatore di piccioni, Anna e Simo che parlano, Elisa che si taglia le punte, Madda “The body” che si aggira col suo corpo sottile e flessuoso, ancora non sa che avrà tre bellissimi figli. Ciascuno di questi disegni è una pagliuzza d’oro di quel lussuoso, impagabile, ozioso giardino dell’anima, immortalato in questi piccoli scampoli di eternità.